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Intervista a Chiara Fattori su Vita da editor

Chiara Fattori, editor e direttrice editoriale di Intermezzi, è stata intervistata da Giovanni Turi per il blog Vita da editor.

Qua.

Sotto un estratto.


[] Quando avete creato Intermezzi Editore cosa vi distingueva dagli altri marchi esistenti e in che modo il vostro progetto è mutato negli anni?
Intermezzi era la casa editrice di tre trentenni con poca esperienza di questo mestiere ma con grande passione e voglia di fare. Abbiamo pubblicato testi che ci piacevano, che ci era piaciuto leggere e che speravamo potessero piacere anche ai lettori. Credo che questa freschezza e ingenuità si sentisse e che in qualche modo ci rendesse unici. Erano gli anni in cui i social network erano la grande novità e da amanti della rete cominciavamo a usarli, li usammo per far partire Intermezzi, per farla conoscere, e la cosa, devo ammettere, ci riuscì anche facile.
Negli anni siamo diventati iper-selettivi nella scelta del materiale: avendo poco tempo da dedicare a questa attività, pubblichiamo solo quello che ci convince di più, dedicandoci soprattutto alla nostra collana di narrativa breve in e-book, Ottantamila, storie che non superano le 80.000 battute, una misura atipica per il cartaceo, soprattutto perché difficilmente sostenibile, ma che si adatta molto bene al supporto digitale e ai ritmi di vita che molti lettori hanno, e sinceramente si adatta anche molto bene a una editor part-time come sono io.

Come si conciliano il lavoro di insegnante e quello di direttore editoriale ed editor? Se fosse stato economicamente sostenibile, avresti voluto lavorare a tempo pieno in ambito editoriale o i due percorsi vanno in parallelo?
Come sempre quando si fanno più cose insieme, queste si conciliano male. L’insegnamento è comunque un’attività che concede delle ore libere e possibilità di dedicarsi anche ad altro. Se potessi mi dedicherei solo all’editoria, naturalmente, ma è anche vero che lavorando a scuola si ha la possibilità di godere di un osservatorio straordinario. Ti passa davanti di tutto, ti trovi ad affrontare situazioni pazzesche, è un tipo di esperienza che non può che far bene a qualsiasi altra occupazione e mette tutto in una prospettiva più realistica, più vera: quando si frequenta un solo tipo di persone e un solo ambito lavorativo ci si chiude, si diventa troppo autoreferenziali.
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